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Euro-Dollaro: cosa aspettarci nei prossimi mesi

Il dollaro è certamente la valuta più importante al mondo. La maggior parte delle materie prime (petrolio, oro, grano, ecc.) sono quotate sui mercati internazionali proprio nella divisa statunitense. Il suo apprezzamento o deprezzamento può quindi alterare diversi scenari e di conseguenza modificare le scelte di investimento di moltissimi investitori istituzionali e retail.

Il 2017 è stato un anno difficile per le posizioni in dollari, considerato che la divisa statunitense ha subito un declino nei confronti dell’euro di circa il 13%. Questo trend ha continuato anche nei primi giorni del 2018 con un ulteriore discesa nei confronti della moneta unica di circa il 4%.

Il cambio è passato da 1,05 a 1,24 $/€, quindi ha portato l’euro ad aumentare il suo valore nei confronti del biglietto verde. A titolo d’esempio, se lo scorso anno andare negli Stati Uniti mi sarebbe costato 2000€ oggi me la cavo con soli 1660€.

Considerato il cambio di rotta degli ultimi dodici mesi, la domanda che ci si pone è se l’apprezzamento dell’euro continuerà o se al contrario il dollaro tornerà ad apprezzarsi invertendo il trend del 2017.

Normalmente una valuta rappresenta la forza economica dei paesi che rappresenta, qui capiamo che c’è qualcosa che non torna: negli ultimi mesi i telegiornali ci parlano degli ottimi risultati dell’economia americana, con disoccupazione ai minimi storici e una costante crescita del PIL e delle borse, mente la situazione Italiana, e più in generale Europea è decisamente più complessa e fragile. Nonostante questo, la divisa Euro si è rafforzata parecchio rispetto alla valuta USA.

Fare previsioni puntuali sui tassi di cambio è estremamente difficile, poiché quest’ultimo è influenzato da numerose variabili. Tuttavia nonostante il recente apprezzamento dell’Euro, i fondamentali suggeriscono un rafforzamento del dollaro supportato da almeno tre fattori chiave:

  1. Aumento dei tassi d’interesse USA
    La banca centrale americana da qualche tempo ha ridotto gli stimoli monetari messi in atto per far ripartire l’economia Usa. I dati sul mercato del lavoro americano in costante miglioramento, stanno portando ad un costante aumento dei tassi di interesse. Già oggi questo differenziale di tra Europa e Stati Uniti è vicino ai massimi. Ci si attende che nei prossimi dodici mesi la Federal Reserve continuerà ad essere più aggressiva della Banca Centrale Europea che almeno fino a settembre non alzerà i tassi attuali, di conseguenza il differenziale nei rendimenti tra le controparti si amplierà ancora di più. Questo porterà gli investitori ad acquistare i titoli americani (più sicuri e più redditizi di quelli europei), quindi ad un rafforzamento del biglietto verde.
  1. La crescita economica USA è più interessante di quella europea
    A seguito della recente approvazione della riforma fiscale voluta da Trump, le aspettative di crescita degli Stati Uniti sono state riviste ulteriormente al rialzo. Questo suggerisce che tutti gli impatti positivi che la riforma fiscale avrà sull’economia non sono ancora completamenti prezzati. In aggiunta a questo, il rimpatrio di grossi capitali grazie ad una tassazione più favorevole a seguito della riforma, dovrebbe supportare ulteriormente il dollaro.
  1. L’Europa ha bisogno di un €uro più debole
    Nelle ultime conferenze stampa Mario Draghi ha più volte ripetuto che il livello di cambio EUR/USD sarà un aspetto molto importante da tenere in considerazione e potrà influenzare le scelte di politica monetaria della BCE. L’auspicato apprezzamento dell’USD sarebbe un fattore di sostegno per la zona euro, che la porterebbe ad aumentare le esportazioni ed a raggiungere l’obiettivo di inflazione del 2%. Nel breve termine i vari appuntamenti elettorali in Europa, le elezioni di metà mandato USA e la politica protezionistica di Trump porteranno probabilmente ad una discreta volatilità sulle due valute.

 

Analizzando però i dati fondamentali e i fattori tecnici sopra descritti ritengo che sia possibile un rafforzamento del dollaro nei prossimi 6-9 mesi, fino ad un tasso vicino a 1,15 nei confronti dell’Euro. Per i motivi opposti a quelli della BCE, difficilmente la Fed accetterebbe un dollaro più forte di tale valore.
Considerando comunque che è impossibile sapere esattamente cosa succederà nel mondo e quindi fare previsioni attendibili sui vari rapporti di cambio, andamenti dei mercati e delle materie prime, il consiglio che mi sento di dare per tutelare i propri risparmi è quello di pianificare un’attenta diversificazione.

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