Andrea Gaggi – Consulente finanziario – Via Lungo Mallero Diaz, 34/B- 23100 Sondrio (SO) – Cell. +39 340 6097806 – info@andreagaggi.com

“Lascio i soldi sul conto corrente”…ma sai quanto ti costa?

Il conto corrente rappresenta nell’immaginario collettivo quel porto sicuro, trasparente e conveniente dove poter parcheggiare la liquidità e vivere sonni tranquilli. Allo stato attuale però risulta essere una percezione piuttosto grossolana e non proprio al passo coi tempi. Vediamo perché…

 

Tradizionalmente i cittadini italiani, nonostante siano tra i più risparmiosi al mondo, hanno una bassissima cultura finanziaria e ancora troppo pochi si affidano ad un consulente che li aiuti nella pianificazione dei loro obiettivi-investimenti. Questo li ha portati e li porta tuttora ad avere ritorni sui capitali decisamente più bassi rispetto agli americani o agli altri cittadini europei in generale.

 

Ma da dove deriva questa tendenza “suicida”?

 

In parte è stata indotta dall’alto rendimento dei titoli di stato Italiani dagli anni ’70 sino al finire degli anni ’90 che non invogliavano i cittadini a correre maggiori rischi per cercare rendimenti ancora più interessanti. All’estero, negli ambienti finanziari, gli italiani sono chiamati in tono sbeffeggiativo “BOT people” proprio ad enfatizzare questo nostro attaccamento alle emissioni breve termine dei titoli di stato.

Allo stesso modo le banche, anziché aiutare i risparmiatori a meglio pianificare nel medio lungo periodo, attuando una buona diversificazione e ricercando nel mondo le soluzioni più interessanti da cogliere, hanno preferito pensare ai loro bilanci e utilizzato i clienti per capitalizzarsi e implementare il loro business abbagliandoli con tassi discreti sul breve termine e titoli azionari che crescevano grazie a questo trend drogato. Ormai “i nodi sono venuti al pettine” e la situazione è profondamente cambiata, i tassi sul reddito fisso rasentano lo zero e la solidità della banca vicina a casa è messa a dura prova dalla situazione attuale.

 

In questo contesto capita che i risparmiatori spesso si trovino completamente spiazzati: i mercati sono tornati ad avere le loro tipiche oscillazioni, le obbligazioni che avevano dato grandi soddisfazioni negli ultimi 30 anni sono in terreno negativo e come auto tutela il suo primo pensiero è mantenere il denaro parcheggiato sul conto corrente “aspettando un momento più tranquillo per tornare sui mercati” (ovvero un momento per tornare ad avere poche soddisfazioni aggiungo io, ma questo è un altro argomento che tratterò in un successivo post).

 

È la scelta giusta?

Come detto in apertura, il conto corrente rappresenta nell’immaginario comune il posto più sicuro dove mettere i risparmi.
Secondo l’ultima “Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani”, prodotta dal Centro Studi Einaudi, circa 2/3 del campione intervistato ha infatti dichiarato di voler detenere risparmio in liquidità per far fronte a potenziali (e non meglio specificati) “imprevisti” e per garantire una “sicurezza” del capitale.
Ma tenere i soldi sul conto corrente espone inconsapevolmente il risparmiatore ad un costo-opportunità molto alto, che corrisponde al “prezzo da pagare” per aver rinunciato ad un’alternativa più redditizia.

Infatti, scegliere di investire i risparmi anziché lasciarli parcheggiati sul conto corrente dà la possibilità di ottenere guadagni più elevati e proteggere dall’inflazione.

 

Facciamo i conti

Oggi, gli interessi che offre un conto corrente sono praticamente pari a zero. Questo fa sì che i soldi sul conto corrente perdano certamente valore nel tempo a causa dell’inflazione.

Infatti, l’inflazione, cioè la crescita dei prezzi dei prodotti che consumiamo tutti i giorni, riduce il potere d’acquisto dei tuoi risparmi. Quante volte abbiamo sentito dire: “20 anni fa un caffè costava 500 lire…”? Oggi costa generalmente 1 euro che equivale a circa 2.000 lire, ovvero 4 volte tanto. Questa è l’inflazione! L’obiettivo minimo di ogni investimento è quello di proteggere il capitale dall’inflazione, facendo si che si adegui al valore attuale dei beni e dei servizi mantenendo cosi il medesimo potere di acquisto.

Che tu voglia o no, tra un anno sarai in grado di comprare meno prodotti e servizi di quelli che puoi permetterti oggi.

A breve termine lo si nota poco ma l’effetto che ha l’inflazione sui tuoi risparmi lasciati nel conto corrente è devastante.

Pensa che con un’inflazione annua dell’1,5%, (un’ipotesi più bassa dell’obiettivo fissato dalla BCE del 2%), in soli 15 anni i tuoi risparmi sul conto corrente si riducono del 22%. In 25 anni, un terzo dei tuoi soldi sul conto corrente è stato mangiato dall’inflazione.

L’unico modo per combattere e avere la meglio sugli effetti del “caro-vita” è di investire i tuoi risparmi sui mercati finanziari.

 

Ipotizza di avere a disposizione una somma pari a 50mila euro.

Se metti questi risparmi sul conto corrente, dopo 12 anni avranno un valore reale di 42.562 euro (supponendo un’inflazione dell’1,5%). Avrai perso il 17% della tua ricchezza.

Investendo invece i tuoi risparmi sui mercati finanziari, dopo 12 anni avranno un valore reale di 67.000 euro (supponendo un livello di rischio/rendimento moderato 2,5% annuo). Avrai quindi guadagnato il 34% rispetto alla somma che avevi a disposizione.

 

Non è inoltre da sottovalutare il possibile rischio “Bail-in”, la direttiva europea per la quale le banche in difficoltà non vengono più salvate dai soldi pubblici ma dai privati azionisti, obbligazionisti e infine dai correntisti (con importi maggiori a 100.000€).

 

Risulta quindi evidente che sul conto corrente grava un importante costo opportunità.
Tenere troppa liquidità è una scelta del tutto controproducente che allontana il risparmiatore dai solidi obiettivi di investimento.

Se si investisse la liquidità parcheggiata sul conto corrente sarebbe infatti possibile ottenere un rendimento atteso maggiore nel medio periodo che potrebbe essere destinato a realizzare i nostri sogni nel cassetto.

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