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Mercati Emergenti: è ora di tornare ad investire?

Dopo un 2018 non semplice ci si chiede se sia giunto il momento di tornare ad investire sui mercati emergenti.

Fondamentali economici più solidi, PIL in forte crescita, dinamiche demografiche favorevoli e una solida crescita degli utili societari: sono questi alcuni tra i fattori strutturali che ad oggi rendono particolarmente interessante l’investimento nei mercati emergenti, a prescindere dalla volatilità di breve periodo.

 

In maniera estremamente sintetica, dopo aver analizzato l’attuale contesto, cercherò di illustrare come e perché i mercati emergenti possano offrire guadagni particolarmente interessanti nei prossimi anni.

 

Come anticipavo in apertura, il 2018 non è certo stato un anno facile per gli emergenti che hanno perso in media tra il 15-25% Diversi sono i fattori che hanno contribuito alla performance negativa di questo segmento di investimento.

 

I principali sono:

 

Un rallentamento della crescita economica globale

Le previsioni del 2017 che ci suggerivano una crescita sincronizzata a livello globale è stata di fatto disattesa da un 2018 caratterizzato da un rallentamento in molte economie dei mercati sviluppati ed emergenti che ha intaccato la fiducia degli investitori sugli attivi tradizionalmente più rischiosi, dunque anche sugli emergenti.

 

L’incertezza legata alla politica locale

I numerosi appuntamenti elettorali che hanno avuto luogo quest’anno in tali paesi, ha in diverse occasioni portato il mercato ad oscillare in maniera piuttosto violenta, pesando in particolare sulle azioni dei mercati emergenti.

 

Le tensioni commerciali

Il protrarsi delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina ha avuto inevitabilmente un impatto sulle dinamiche commerciali a livello globale, pesando anche in questo caso soprattutto sui mercati azionari.

 

Fattori di rischio associati ai singoli Paesi

Completano il quadro i casi specifici di alcuni Paesi, tra cui spiccano le sanzioni statunitensi contro la Russia, il nuovo governo in Brasile, nonché i timori sul finanziamento esterno per la Turchia e l’Argentina.

 

Nonostante le difficoltà manifestante nel corso di quest’anno, perché può essere giunto il momento di prendere nuovamente in considerazione l’investimento nei paesi emergenti?

 

A mio parere si possono riassumere in alcuni punti chiave:

 

  • L’impatto dei rischi esogeni sull’economia e sui mercati è limitato

 

Molto spesso i media tendono ad ingigantire le notizie e danno particolare risalto a situazioni, sì difficili, ma che a livello globale hanno un peso decisamente marginale e trascurabile. Vi ricorderete la vicenda Grecia: per mesi non si è parlato di altro, i mercati si sono mossi violentemente al ribasso, ma poi, diradata “la nebbia”, si è tornati a guardare i numeri dell’economia che non sono stati “contagiati” dalla piccola economia Greca.

Ora, prendiamo in considerazione i 2 paesi emergenti che negli ultimi tempi hanno catalizzato in modo particolare l’attenzione dei mercati: Turchia e Argentina.

La Turchia rappresenta solo il 5% del Pil dei mercati considerati emergenti e lo 0,6% dell’MSCI index (indice delle borse mondiali).

L’Argentina rappresenta l’1% del PIL dei mercati emergenti ed ha un peso talmente marginale a livello mondiale da non essere indicata nell’MSCI index.

In presenza di un peso così marginale, è evidente, che i principali timori possono riguardare per lo più eventi di breve termine derivanti da un sentiment di mercato negativo, ma non andranno certamente a cambiare la direzione dei mercati.

 

  • Gli Emergenti sono molto legati al mercato domestico

 

In questo senso, molti paesi emergenti sono piuttosto isolati dall’eventuale inasprirsi delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. Basti pensare che, dati alla mano, le società dei mercati emergenti complessivamente generano solo l’8% dei loro ricavi complessivi dagli Stati Uniti.

Tradizionalmente una delle grandi forze di questi mercati è la crescita demografica e il costante miglioramento della qualità della vita in loco che porta ad un incremento dei consumi interni.

In poche parole stanno rivivendo il nostro dopoguerra!

 

  • Una convergenza delle dinamiche di crescita favorirà gli Emergenti

 

L’anno che si sta concludendo ci ha mostrato una chiara supremazia della crescita statunitense rispetto agli altri mercati. Il rallentamento fisiologico di tale economia, unito alla ripresa ed allo stabilizzarsi delle altre economie, porterà ad un avvicinamento delle dinamiche di crescita che verosimilmente saranno molto più omogenee.

In un contesto di questo tipo saranno con ogni probabilità proprio gli attivi dei mercati emergenti ad avere i maggiori benefici che saranno premiati per i migliori fondamentali di cui abbiamo brevemente accennato.

 

  • La crescita economica sosterrà gli utili societari

 

Il solido scenario macroeconomico dovrebbe a sua volta accompagnare gli utili delle società. Nei prossimi 12 mesi si stima una loro crescita pari al 13%. Si tratta certamente di un dato importante, poiché gli utili societari sono stati storicamente il principale fattore trainante della performance azionaria dei mercati emergenti nel corso del lungo termine, ed hanno prevalso significativamente sui dividendi, sulle valutazioni e sugli effetti valutari

 

  • Dopo il calo 2018 le valutazioni sono particolarmente interessanti

 

A conclusione di questa analisi, anche le valutazioni azionarie indicano che il pessimismo su questi mercati è stato fin qui eccessivo.

In seguito alle recenti forti vendite, infatti, i rapporti prezzo/utile delle azioni dei mercati emergenti sono ritornati nettamente al di sotto della loro media storica e, rispetto alle azioni statunitensi, quelle degli Emergenti sono scambiate al livello di sconto più elevato negli ultimi 15 anni.

Offrono quindi un interessante punto d’ingresso per sfruttare, non solo il recupero ma anche le ottime prospettive future.

 

In conclusione, con un’ottica di medio/lungo periodo ritengo particolarmente interessante l’investimento su questi mercati. Per sfruttare al meglio le loro caratteristiche, suggerisco di approcciarli attraverso un piano d’accumulo, o comunque con degli acquisti cadenzati.

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