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USA – Cina: tornano le tensioni?

È bastato un tweet del presidente americano Donald Trump per far tornare il panico sui mercati internazionali, con la borsa di Shangai che ha registrato un ribasso del 6% in una sola seduta.

Dopo mesi di incontri e negoziazioni che sembravano portare ad un positivo accordo tra i due governi, Trump ha annunciato che gli Stati Uniti potrebbero alzare i dazi doganali sulle importazioni cinesi, dal 10 al 25 percento già nei prossimi giorni, e tale rincaro potrebbe estendersi anche nel prossimo futuro.

Questa minaccia arriva in un contesto di negoziazioni tra il Governo statunitense e quello cinese con al centro proprio le relazioni commerciali tra i due paesi, negoziazioni che secondo Trump starebbero prendendo troppo tempo.

Questi sviluppi hanno causato una reazione negativa sui mercati azionari globali, che avevano tratto giovamento nei primi mesi dell’anno dalle crescenti aspettative di un accordo commerciale tra le due principali economie globali. La forte sorpresa è legata al marcato cambio di retorica, avvenuto dopo una lunga serie di commenti costruttivi e promettenti legati allo stato delle negoziazioni.

Verosimilmente, la violenta strategia comunicativa del Presidente americano, che non giunge ormai come una novità, avrebbe l’obiettivo di mettere pressione sul Governo cinese per trovare un punto di incontro su alcune questioni centrali, tra cui in particolare la protezione della proprietà intellettuale, i sussidi alle imprese pubbliche cinesi e l’apertura del mercato cinese a imprese estere.

L’attenzione ora è sulla reazione cinese e sui prossimi passi delle negoziazioni. Al momento, fonti ufficiali americane hanno reso noto che la delegazione cinese è ancora attesa a Washington questa settimana, come già pianificato.

Le aspettative sono che verrà raggiunto un accordo, in quanto nell’interesse di entrambe le parti.

Tuttavia questo potrebbe richiedere più tempo di quanto inizialmente anticipato. Infatti, nel contesto attuale, il Governo cinese potrebbe non cedere immediatamente alle pressioni di Trump per le seguenti ragioni:
– Alcune ricerche mostrano che i prezzi delle importazioni cinesi non sono cambiati significativamente con l’introduzione dei dazi statunitensi nel 2018, dunque l’impatto è stato assorbito prevalentemente dai consumatori americani.
L’economia cinese sta mostrando importanti segni di stabilizzazione della crescita, anche grazie alle misure di stimolo delle autorità locali, per cui l’urgenza di un sostegno alla crescita sul fronte delle esportazioni non sussite al momento.
– Il Governo cinese ha osservato nel corso dello scorso anno come gli sviluppi sui mercati finanziari finiscano per condizionare le politiche degli USA. Per lo stesso Presidente Trump, le pressioni per raggiungere un accordo potrebbero crescere nel corso dell’anno, con l’avvicinamento della campagna elettorale per le elezioni presidenziali del prossimo anno.
Alla luce di quanto detto, effettivamente Trump potrebbe dare corso alla sua minaccia di incrementare i dazi da 10 a 25 percento, con l’opzione che però gli stessi dazi siano ridotti o eliminati a fronte del raggiungimento di un accordo nel corso dei prossimi mesi.

Le stime degli economisti quantificano l’impatto di questa eventualità sul PIL cinese in -0.2% su base annua. Si tratterebbe dunque di un impatto poco significativo dal punto di vista macroeconomico, sebbene naturalmente esista un’altra faccia della medaglia.

Da un lato il dilungarsi delle negoziazioni in un clima di ostilità manterrebbe un elevato livello di incertezza, dall’altro gli impatti a livello di singole imprese potrebbero essere molto eterogenei e complessi da interpretare.

Dopo alcuni mesi di tregua, questa crescita dell’incertezza nel breve periodo porterà ad un ritorno della volatilità sui mercati finanziari.

Quindi che fare con i propri investimenti?
In base alla propensione al rischio di ciascuno, una leggera riduzione dell’esposizione ai mercati azionari potrebbe aiutare a contrastare le oscillazioni di breve termine dei propri investimenti.

Tuttavia è importante notare che l’economia globale, trainata proprio da Stati Uniti e Cina (seppur meno che in passato), continua a crescere e le probabilità di una recessione nel corso del prossimo anno rimangono estremamente limitate.

Oltre a questo, le banche centrali continuano a mostrare un forte sostegno all’economia attraverso le loro politiche monetarie. Ecco perché nonostante tutto su un orizzonte di medio termine continuano ad essere più appetibili i mercati azionari rispetto a quelli obbligazionari.
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